Il Bradipo è un animale che può dormire diciannove ore al giorno e sta
praticamente tutta la vita sullo stesso albero.
Può metterci un mese per completare la digestione di un buon pranzo e
può addormentarsi mentre fa la cacca, tanto è il tempo che gli serve per farla. È animale solitario, rarissimi sono gli
incontri con i suoi simili e impiega un’ora intera per percorrere cento metri.
Come se avesse già dalla nascita la lucidità di un illuminato, la santità
dell’asceta, la pacatezza di certi vecchi, si disinteressa del mondo, ai rapporti sociali
e alle prevaricazioni, non ricerca successi e non si arrabatta ad esplorare gli
altri alberi o gli animi dei suoi simili per cogliere chissà quale verità. È
animale rassegnato, in pace, saggio.
Non si preoccupa di dare senso alla propria esistenza, non si inquieta
perché non lo trova.
È
da subito ciò che certi uomini si sforzano di essere attuando severissimi
esercizi spirituali.
Eppure non si può negare il fascino irresistibile dell’essere uomini, del
peccato originale che ci ha resi umani, delle nostre miserie, della tragica
condizione di orfani d’assoluto. Le passioni che ci divorano, le inquietudini
che non ci lasciano, le fatiche incomprensibili, la curiosità che non ci dà
pace.
Si può essere follemente innamorati della nostra natura, dell’inevitabile
fallimento che ci aspetta, della vanità delle nostre pretese, della fragilità
dei nostri desideri, anche se in fondo
in fondo si sa che tutto quello che facciamo non ha più importanza di quello
che fa un bradipo - che a differenza di noi, per natura, ha il coraggio di
essere l’unica cosa che si può essere: nessuno.
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