Mentre
mi racconta le vicende della sua famiglia di emigranti siciliani e di lei, poco
più che bambina, in una città nuova e grande fatta per lavorarci: “chi volta le
spalle a Milàn, volta le spalle al pàn”.
Mentre
mi racconta del lavoro in catena nella fabbrica dell’Alemagna, a controllare i
gelati che a decine le passavano davanti e a mangiarne qualcuno, che poi non se
ne accorgeva nessuno.
Lavoro
a catena lavoro duro anche all’Alfa Romeo, lei una delle prime donne, la prima
maternità dell’intera fabbrica, che le facevano delle storie per darle uno
sgabello al sesto mese di gravidanza; ed era successo a qualcuno di farsela
addosso, per le scale, perché il cambio arrivava troppo tardi.
Mentre
mi racconta di Yuri che si è buttato sotto la metro per amore di lei e del
carabiniere che l’ha fatta innamorare e di tutte quelle cose che a sentirle viene
la nostalgia, senza un motivo preciso…
Mentre
mi racconta dei traslochi in case sempre più dignitose e della scuola e della
sua vecchia macchina fotografica e della patente che non usa più… ci siamo scolati una bottiglia in due: mia
suocera ed io.
che cari...
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